di Lidia Di Lorenzo
Erano gli ultimi giorni di Carnevale e il Preside fu invitato da una delegazione di alunni ad assistere ad una manifestazione preparata in parrocchia, in collaborazione con alunni di altre scuole. Si trattava, però, di fare qualche chilometro in più, perché la Sala era nel paese vicino. In effetti Frignano con altri comuni limitrofi costituisce una unica megalopoli. Le strade, i palazzi, i negozi sono simili e se non chiedi non ti accorgi di essere in un altro paese. Le strade sono affollate di persone e macchine. Sui marciapiedi bancarelle di frutta bellissima e merce di ogni genere. Le vetrine delle pasticcerie traboccano di dolci dall’aspetto invitante e dovunque si sente un profumo di pane appena sfornato. La “terra dei fuochi”, ha terreno molto fertile, che produce verdure e frutta abbondanti. Se non fosse stata nel tempo maltrattata dagli uomini, sarebbe un paradiso.
L’invito era per il pomeriggio della domenica che precede la fine del Carnevale e fu accolto con apparente entusiasmo e con molto sconforto interiore. Si trattava di ritornare di domenica nel luogo del lavoro e fare anche tardi, in quanto l’inizio era previsto per le diciassette, quando durante il mese di febbraio è già quasi buio.
Il Preside si vestì di tutto punto, ritenendo di dover salire poi sul palco per lodare la bravura degli alunni e si fece accompagnare dalla moglie, dovendo, come era scontato, fare tardi, dopo l’immancabile buffet che segue ogni manifestazione, di cui sono protagonisti gli alunni.
Le mamme erano molto generose in quelle circostanze e lo sarebbero state anche quella volta. Tenuto poi conto che era carnevale, dolci e pizzette non sarebbero mancate.
Dopo aver chiesto più volte dove fosse la parrocchia, si giunse al luogo convenuto. Era una sala annessa alla Chiesa, che in effetti aveva tutto l’aspetto di essere un piccolo teatro. C’era il palco fisso in fondo, il sipario, due fila di sedili abbastanza ben tenuti. Le pareti soltanto lasciavano un poco a desiderare, perché fino all’altezza di quasi un metro e mezzo erano istoriate con pennarelli multicolori, in maniera tanto fitta di nomi e disegni vari, che non si distingueva più il colore di fondo, ma solo qua e là dei grossi falli con occhi e bocca. Il pavimento era lastricato di gomme da masticare schiacciate a formare delle macchie nere. La sala comunque era stata pulita e addobbata per l’occasione.
Lo spettacolo consisteva in una specie di Corrida, che allora era uno spettacolo televisivo molto seguito. Gli alunni si erano preparati con l’aiuto di un gruppo di ragazzi più grandi. Chi intendeva cantare, chi danzare, chi recitare una poesia. Così annunciarono i due presentatori, che presero posto, dopo l’apertura del sipario ai lati del palco, per annunciare ogni volta il nome dell’attore e l’attività prescelta.
Sembrava una buona cosa, adatta all’esuberanza dei ragazzi di quella età e alla circostanza.
Ma non appena si presentava un ragazzo sul palco per iniziare la propria esibizione, le urla di entusiasmo e gli strepiti erano irrefrenabili. Gli alunni che assistevano allo spettacolo e tanti che erano in piedi appoggiati alle pareti, in quanto la sala era gremita, si affollavano sotto il palco, occupando la corsia centrale. L’esibizione continuava imperterrita, ma nessuno sentiva più niente, mentre i docenti presenti respingevano gli alunni ai loro posti, per il buon esito della manifestazione. Fu così per tutte le esibizioni fino alla metà dello spettacolo, perché, come era stato annunciato, ci sarebbe stato un intermezzo fuori gara, nel quale un ragazzo si sarebbe esibito come imitatore. Giunto il momento, il sipario si chiuse e ci fu un momento di pausa, durante il quale le orecchie si riposarono dai sibili dei fischi penetranti che avevano accompagnato le esibizioni.
Il sipario si riaprì e apparve un ragazzo più grande di età rispetto agli altri. Magro e longilineo, vestito di tutto punto, con abito da persona adulta. Doveva essere molto conosciuto dalla platea, perché nel momento in cui si mostrò l’entusiasmo salì alle stelle. Aveva appena detto “Carissimi spettatori allegria”, agitando con la mano sinistra delle carte, che esplose un boato di entusiasmo. In un momento le pareti istoriate, prima tappezzate di ragazzi, si scoprirono. Una marea ondeggiante raggiunse la base del palco, tra urla di gioia e applausi. A nulla valsero le forze dei docenti e molti alunni rischiarono di cadere sulle gambe del Preside e dei professori seduti in prima fila.
Fu palese che non si potesse andare oltre. I docenti convennero col Preside che era ora di andare via.
Giunto in strada, dove era parcheggiata la macchina, il Preside e la moglie trovarono una sorpresa. Faceva molto freddo, e infatti era nevicato, ma solo sulla loro macchina, che per l’occasione era la macchina di famiglia, una Ford Escort bleu, che comunque i ragazzi conoscevano. Una coltre spessa di spuma da barba ricopriva tutta la carrozzeria e si dovette impiegare più di una confezione di fazzoletti di carta per scoprire almeno i finestrini e permettere la guida. Meno male che il Preside ad ogni sosta sotto i semafori ne acquistava uno o due pacchi, perché diceva che i poverini che li vendevano gli facevano molta pena.
autore: Lidia Di Lorenzo
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