Le Avventure del professor Aragosa, TERZA PUNTATA


di Lidia Di lorenzo

Arrivata la stagione primaverile, gli animali si svegliano dal letargo, primi fra tutti le formiche, che in cerca di cibo e umidità, invadono anche luoghi nei quali non torneranno. Vanno solo in esplorazione e si stabiliscono nei posti che ritengono favorevoli alla loro sopravvivenza e alla deposizione delle uova. Così anche a Baìso si svegliarono, e un giorno sventurato finirono sull’asciugamani del bagno dei professori della scuola media.

Allarmati da una docente, si scatenò il panico fra i collaboratori, accusati, come si fa in ogni parte, di aver fatto una pulizia sommaria. Questi si recarono dal Preside col corpo del reato fra le mani: tre piccole formiche ancora indolenzite dal lungo sonno, biondine piuttosto che brune, passeggiavano a fatica fra i rilievi del tessuto di un candido asciugamani. A ben altre presenze era abituato il Preside e nessun docente o collaboratore si era mai scandalizzato a fatti simili. Con il comportamento ormai consolidato nel corso dei mesi, di dar peso comunque a preoccupazioni generate da futili motivi, si finse turbato oltremodo della vicenda e chiamò tutti gli altri collaboratori a conferire per decidere la strategia da adottare.

La prima proposta che venne fu di individuare da dove fossero arrivate le formicuzze, in secondo luogo di distruggere il nido una volta individuato.

I collaboratori si misero all’opera e, dopo una mattinata di ricerche, trovarono un minuscolo monticello dalle parti del giardino. Da questo partiva una fila che si dirigeva verso i muri della scuola e continuava alla base di essi, solo qualcuna si inerpicava per il muro, forse disorientata o perché così deciso dal loro Stato Maggiore. Tre di esse erano finite ingenuamente sul davanzale della finestra al piano terra e di qui fino all’asciugamani del bagno delle sensibili docenti.

Individuato il percorso, bisognava procedere alla seconda parte dell’operazione, che era la distruzione di ogni traccia degli insetti pericolosi.

“Bisognava cospargere il nido e il camminamento con l’alcool e poi dar fuoco al tutto”, così si espresse il più propositivo. La geniale soluzione suscitò una ribellione unanime: il nido era troppo vicino al deposito di carburante per il riscaldamento e una fiamma avrebbe potuto generare una enorme esplosione, essendo stata riempita la cisterna da pochi giorni.

Preso atto dell’eventuale pericolo che incombeva sulla scuola, sugli alunni, sui docenti, sul paese tutto, qualcuno suggerì di chiamare i pompieri che avrebbero scongiurato tale pericolo.

Il preside, con accorte parole e tanta voglia di riportare la vicenda nell’ambito della normalità, scongiurò la discesa verso il ridicolo, e suggerì l’uso di un insetticida. La proposta, con il dovuto rispetto dovuto al capo di istituto, non fu accettata. Si disse che qualche alunno avrebbe potuto essere allergico al profumo intenso del prodotto, intanto gli stessi bidelli non se la sentivano di usare una sostanza chimica altamente nociva.

Così un bel mattino lo stesso Preside, arrivato di buon’ora a scuola, prima dell’ingresso degli alunni, armato di una bomboletta di insetticida, mise fine al caso bellico, e pensò che sarebbe bastato prendere l’asciugamani e scotoliarlo dalla finestra, come avrebbero fatto i docenti e non docenti del suo amato sud, meno timorosi delle norme, ma più pratici e più capaci di affrontare la vita.

una cartolina antica di Baiso, dal web

autore: Lidia Di Lorenzo, foto della miniatura: Raffaella Aragosa



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